Ambolatsara! Salama! Manahona!
Sono Olga, nativa del SAVA, nel Nord-Est del Madagascar, una regione (che comprende le città di Sambava, Andapa, Vohemar e Antalaha) dove sono ancora presenti importanti foreste pluviali, fra cui quelle di Marojejy, di Anjanaharibe-Sud e dello Tsaratanana, fra l’altro la piu’ alta vetta del Madagascar, con il Maromokotro, che raggiunge 2876 metri di elevazione.
Fin da piccola ho sempre vissuto a contatto della nostra natura, dei fantastici animali e delle piante incredibili di uno dei paesi più belli e più affascinanti del mondo, caratterizzato da un popolo meraviglioso dalle 1000 e misteriose origini. Per questo sono sempre stata interessata alla “biodiversità” e alla sua conservazione. Perche’ la sentivo parte di me e della mia storia.

Purtroppo, il Madagascar è anche un’isola dalle molte problematiche ecologiche, dove il tasso di deforestazione è fra i più elevati al mondo, con grande sofferenza per la sua natura e per la vita quotidiana della sua gente. La deforestazione del Madagascar ha piccoli e grandi “colpevoli”. Siamo innanzitutto colpevoli tutti noi malagasy, che continuiamo a tagliare e a bruciare le nostre foreste per ottenere spazi per la coltivazione del riso (praticando il cosiddetto tavy, vale a dire un’agricoltura tradizionale di sussistenza, che ha le sue radici nelle nostre antiche origini indonesiane), per produrre carbone da utilizzare nella vita quotidiana e per ottenere pascoli per il nostro bestiame, in gran parte per gli zebù, che in Madagascar sono presenti con un numero enorme di capi. Oltre a cio’ la deforestazione viene anche portata avanti da una vera e propria mafia ecologica, soprattutto per quanto riguarda il taglio e il commercio di una delle essenze piu’ pregiate delle nostre foreste, fra cui il palissandro, chiamato anche bois de rose, rosewood e bola bola e l’ebano, chiamato anche mapingo.
La deforestazione, purtroppo, sta portando a una rapida degradazione sempre maggiore dei nostri habitat naturali, nonche’ a una crescente desertificazione e a una diminuzione della qualità delle acque. Per tale ragione ci sono sempre meno spazi ove vivere e meno risorse da utilizzare. Per questa ragione il nostro popolo sta sempre piu’ soffrendo.

Quando mi sono accorta di questa situazione drammatica ho deciso di diventare una cantante ambientalista con il nome di Olga del Madagascar. Infatti, penso che la musica riesca a raggiungere la coscienza di molte persone e arrivare laddove le semplici parole scritte o dette non riescono.
Per questo molte delle mie canzoni raccontano della nostra bella natura, sofferende. Canto pero’ non solo per questo, ma anche per parlare della sofferenza del mio popolo, della carestia che interessa molte aree, fra cui il Sud dove oggi c’è una vera e propria kéré (carestia) e anche delle nostre tradizioni, radicate nella celebrazione dei razana, i nostri antenati, che fanno parte della cultura animista del Madagascar.